A suonare il campanello è il pci di Eboli, e si torna a parlare di lavoro, di industrializzazione, tema che ormai la Sinistra e i suoi derivati in Italia tendono a rifuggire preferendo cavalcare vie secondarie e rivendicazioni di costume. “…C’è una azienda in Italia che sta acquisendo importanti quote di mercato e compete ormai con i maggiori leader nazionali nel campo alimentare, la Newlat Food SpA. E’ una azienda multibrand. Spazia dal latte e derivati (Ala, Centrale del latte di Salerno, Torino e Vicenza, Giglio, Latte Tigullio, Matese, Polenghi, Torre in Pietra), pasta e forni (Granfetta, Corticella, DelVerde, Guacci, Pezzullo San Sepolcro), speciali, fino agli istantanei. Ha 14 stabilimenti in Italia, 3 in Inghilterra, 1 in Germania e 1 in Francia. Il suo fatturato 2023 è di circa 800 milioni di euro.
Di recente la Newlat Food SpA ha acquisito, dalla Mitsubishi, il 100% della rivale inglese Princes Limited. Questa operazione porterà il fatturato consolidato della Newlat Food Spa a 2,8 miliardi di euro. I suoi stabilimenti saliranno a 31. Tra le acquisizioni c’è anche il più grande stabilimento di lavorazione dei pomodori che si trova a Foggia.
Il Presidente della Newlat Food SpA, dott. Angelo Mastrolia, ha dichiarato che l’obiettivo della nuova società è quello di arrivare a 5 miliardi di euro di fatturato…” . Questo si legge in un comunicato del partito comunista italiano. Uno degli stabilimenti più importanti della New Lat c’è già e si trova ad Eboli: il noto marchio del Pastificio Pezzullo, nella zona industriale.
“…Un Sindaco attento, accompagnato nella sua azione da un’amministrazione vigile, non dovrebbe perdere l’occasione di chiedere alla Newlat Food SpA, che è proprietaria del Pastificio_Pezzullo, un incontro istituzionale con l’obiettivo di raccogliere indicazioni e suggerimenti per il rilancio del nostro territorio e rilanciare la disponibilità politico-amministrativa, la cui vocazione principale è agricolo-alimentare.” Si potrebbe tornare a parlare di prodotto agro alimentare, di nuova industrializzazione e magari di occupazione e lavoro piuttosto che occuparsi di settori di nicchia o di comparti del pubblico annegati nella burocrazia.