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Le prime notizie circa il territorio di Campolongo ci vengono da documenti esistenti presso l’ Archivio Diocesano d i Salerno. Da essi si apprende che Roberto il Guiscardo, divenuto principe di Salerno, concesse alla Chiesa Salernitana il territorio di Campum Longhum. Altre notizie sono del novembre del 1187. In detto anno «fu resa testimonianza davanti al giudice Pietro, presente Gualtiero, baíulo della casa dell’arcivescovo, da Cennamo arciprete, figlio …, da Roberto, prete, figlio da Amato, prete, figlio …, da Pietro, prete, figlio …, i quali dichiararono che oltre trenta anni prima, l’arcivescovo Romualdo fece traslocare tutti gli animali di sua proprietà dal tenimento di Pettano a quello di Campolongo cacciando via da questo gli animali del Cenobio di San Benedetto e della SS.ma Trinità dí Cava e dí altre persone». Altra testimonianza sullo stesso fatto fu resa dinanzi al gíudíce Pietro, presente Gualterio, baiulo della casa dell’arcivescovo, da Daniele, figlio del fu Benedetto, da Alfano detto Capuano, figlio del fu Martino, da Ruggiero, figlio del fu Pietro detto De Riso, da Amarriano, figlio del fu Guglielmo, da Giovanni, figlio di Lampo, da Perrecato, detto Vallecato, figlio del fu Eusterio, e da Giovanni, figlio del fu Alfano. Essi dichiararono che oltre trenta anni prima, per incarico dell’arcivescovo Romualdo, andarono al tenimento di Campolongo e ne cacciarono via gli animali del cenobio di San Benedetto e della Santa Trinità dí Cava, e di altre persone, e vi condussero gli animali di proprietà dell’arcivescovo, che prima erano nella tenuta di Pettano, e che avevano veduto i servi dello stesso arcivescovo vendere legna della tenuta Campolongo agli uomini di Salerno e di Amalfi. Il possesso di Campolongo da parte della Mensa arcivescovile di Salerno, affermano sempre i documenti dell’Archivio Diocesano di Salerno, fu confermato nel 1220 dall’imperatore Federico II. Risulta ancora, da un istrumento del 1485, che il cardinale di Aragona, arcivescovo di Salerno, cedette i territori di Campolongo in enfìteusi perpetuo a Donato Rodiglieri di Montecorvino per l’annuo canone di libbre trenta di cera lavorata. Il documento testé citato è riportato in una versione ben differente dal can. Giuseppe Paesano, nelle sue Memorie per servire alla Storia della Chiesa Salernitana, alla parte 4°, p. 80. Egli asserisce che nel 1485 un certo Donato Rodoherio di Montecorvino in quell’epoca lo richiese all’arcivescovo asserendo che era stato lui quello che aveva messo a coltura il territorio di Campolongo e lo aveva inoltre garantito alla Chiesa Salernitana contro le pretese di Cesare d’Aragona, duca di Eboli, che considerava invece quel territorio appartenente all’università di Eboli. Ed infatti Caterina della Ratta, nel 1510, nella sua lettera diretta al sindaco di Eboli, dichiarava che Campolongo apparteneva all’università di Eboli. Ed aggiungeva inoltre che questa difesa prima era tutta intera del comune di Eboli e che una metà ne era stata sottratta. Di questa difesa sono minutamente descritti i confini dall’ispettore forestale Gioacchino Labollita, il quale in una relazione del 1874 scriveva:
La difesa Campolongo confina ad oriente col lago e con le paludi della difesa Arenosola, con la tenuta Cioffi, con la tenuta S. Cecilia; ad occidente col mare, a sud con le foci del fiume Sele e a settentrione con l’estremità del Lago. Questa difesa occupa una lunga duna che si stende per oltre sei chilometri, formatavi dai depositi di arena e di fanghiglia, che l’impeto dei marosi vi ha per lunghi anni raccolti. Detta duna, più alta verso il limite nordiale del lago, va gradatamente scendendo a mezzodì sino al fiume, serbando in media un’altezza di circa sei metri sul livello del mare. La sua estensione è di tomoli locali 1.622,18 pari ad ettari 667,91,52, di cui tomoli 1.306,18 per pascolo e 316 di paludi. La superficie di questa difesa è ricoperta di lentischi, di alatemi e di mirti in forma di macchie con cespugli di olmi avviluppati di smilaci, asparagi e rovi fino ai parchi di Chiariello e della Casella. Di qua comincia la vegetazione delle querce, dei ceni, degli olmi. Degli elci, dei lauri e degli orni. La parte inclinata sul mare è nuda di piante legnose. Altra parte invece è ricca di trifoglio, di bromo, di cicoria, di giunco, di spatella di acqua o iride gialla e da varie altre erbe. Non manca il narciso dei prati detto giunchiglia. La difesa Campolongo si divide in sei sezioni o parchi, e cioè: parco di Parisi; parco di Capo di Silva; parco di Chiariello; parco di Casella; parco macchioso di Campolongo; parco macchioso di Lamatraversa. Il territorio di Campolongo è tutto formato di arena silicia e calcare, come quello delle dune su cui giace ed è coperto da una crosta di terriccio poco profondo, eccetto nelle superfice paludose, ove il suolo vegetale è più abbondante a causa della torbide del Sele e dei corsi d’acqua dell’Agro superiore….

Raffaele Ciaglia

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