La storia incomincia esattamente come una favola…c’era una volta un fotografo, Vincenzo Di Tolla, un artista ebolitano, di quello che hanno lasciato il segno in positivo del proprio passaggio terreno ma, che nessuno si ricorda.
Nato a Eboli il 17 marzo 1893 in via S. Lorenzo nel centro storico. L’arte della fotografia fu la sua idea fissa fin dalla giovane età vissuta tra via S. Lorenzo, largo S. Francesco d’Assisi e piazza Portadogana. Figlio di Antonio Di Tolla, calzolaio, e Teresa Laurezano non poteva frequentare corsi di studio per diventare fotografo perché, come tanti non avevano i soldi a sufficienza neanche per sopravvivere ma, Vincenzo, con l’ingegno di chi non ha ali per volare… se li fa crescere, gli attestati e i riconoscimenti lo confermano ha saputo stupire tutto.
………
Dotato di intelligenza e brillantezza mentale non tardò ad apprenderne i segreti e le tecniche affermandosi nel campo da totale autodidatta. La passione e i preziosi consigli di Pasquale Commino, fotografo napoletano che esercitava poche volte al mese a Eboli, fecero il resto.
Di Tolla, aveva anche una schiera di discepoli. Un tempo i ragazzi di Eboli, finita la scuola, non restavano a zonzo per le strade ma, su indicazione dei genitori, andavano in bottega per imparare un mestiere, tra i quali barbieri, sarti, calzolai e maniscalchi. Tra questi diventati poi stimati fotografi professionisti, si ricordano i seguenti:
Stefano Messina-allievo prediletto, viveva col maestro fin da ragazzo, si sposò con Raffaela Mauro,e si trasferì nella vicina Battipaglia, affermandosi come stimato fotografo della città.
Raffaele Vivono -Caliendo- allievo di Portadogana trasferimento ad Agropoli, vivente. I figli continuano l’arte della fotografia anche a Capaccio.
Luigi Gallotta- già sarto- si avvicinò a Di Tolla perché parente del Prof. Antonio Gallotta, si innamorò tanto che non lo lasciò più. Il maestro come faceva con tutti i suoi allievi.. gli regalò un rivelatore con il quale Luigi poté sviluppare le sue prime, sbiadite fotografie(pag.47-del libro”incontrando gli umili”intervista a Luigi Gallotta di Pierpaolo Cito) e con quello cominciò la sua fortunata professione di fotografo lasciando la sartoria.
Liberato Capaccio, falegname, discepolo di Campagna, conobbe il maestro a piazza del vescovado, lo seguì fino a Roma e la notte dormiva nella stazione Termini. Oggi a Campagna i figli continuano la sua opera, Felice e Maurizio Capaccio
Raffaele Ciaglia