Il 7 gennaio di due anni fa moriva Marcello Somma, un Ebolitano che ha lasciato un segno indelebile nella nostra Città. Lo ricordiamo riproponendo l’omaggio pubblicato dalla rivista Il Saggio, in occasione della scomparsa.
Ricordiamo che nel maggio 2022 il Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Valle del Sele, ha intitolato a Marcello Somma una delle vetrine espositive più importanti del Museo.
MARCELLO SOMMA, ADDIO ALL’ ARCHEOLOGO GENTILE
Di Flavia Falcone
Il 7 gennaio 2022 ci ha lasciati una persona speciale: Marcello Somma, un uomo il cui impegno paziente, costante, appassionato nella ricerca storica e archeologica su Eboli si è dipanato durante l’intero arco della vita, dal casuale ritrovamento di un reperto negli anni ’50, fino alla struggente telefonata scambiata poche ore prima di morire con un carissimo amico, al quale ha ribadito il desiderio che il suo patrimonio di conoscenza non morisse con lui ma venisse messo a disposizione della comunità.
Marcello era nato l’11 aprile 1932, in piena epoca fascista, un’epoca difficile, in cui era frequente che le famiglie prive di disponibilità economica affidassero i propri figli ai monasteri affinchè potessero ricevere una buona istruzione. Fu così anche per Marcello che in monastero ricevette un nuovo nome, Gerardo, ed una solida educazione, propedeutica alla vita monacale. Ma quella non era la sua vocazione: lasciato il monastero prima di concludere gli studi, tornò a vivere con la madre Vincenza, faro della sua vita, e iniziò a lavorare, non ancora maggiorenne, nel pastificio Pezzullo.
La solida istruzione ricevuta fece di lui un operaio sui generis: scrupoloso ed affidabile nel lavoro, studioso dalla curiosità insaziabile nel tempo libero. Curiosità riversata nella lettura di giornali, libri di storia, testi tecnici, nella ricerca di fonti orali e d’archivio, nell’osservazione della natura e dei suoi fenomeni. Fu proprio durante una delle sue lunghissime passeggiate su Montedoro che notò casualmente un oggetto insolito affiorare dalla terra. Che Montedoro fosse il sito su cui sorgeva l’antica Eburum Marcello lo sapeva benissimo, essendo un assiduo frequentatore della Cartolibreria Spinelli, luogo d’incontro dei cultori di storia locale: Attilio Spinelli e i suoi figli Gigino e Mimmo, Cosimo Longobardi, Costantino Pirone, Alberto Compagnone e una folta schiera di giovani amici e allievi.
Quell’oggetto catalizzò la sua attenzione e la sua curiosità, gli schiuse un mondo affascinante e misterioso. Monete, lucerne, fibule, punte di lancia, vasellame, oggetti di culto, tutti raccolti con attenzione e rispetto, denunciati alla Soprintendenza Archeologica di Salerno, catalogati con rigore scientifico, con dati sul luogo, tempo e circostanze del ritrovamento annotati con elegante calligrafia. La Soprintendenza, intuito il valore delle ricerche di Somma, lo autorizzò a detenere presso di sé il materiale rinvenuto e lo nominò Ispettore Onorario, conferendogli l’autorità per sorvegliare il territorio in nome dello Stato.
Erano gli anni ’60 e ’70, gli anni del boom edilizio e del dilagare dei tombaroli, anni in cui mancava sia una diffusa sensibilità verso i beni culturali sia una legislazione adeguata per la tutela e la conservazione, non era facile per un uomo solo sorvegliare i cantieri ed eventualmente imporre il fermo dei lavori. L’ostilità dei lavoratori e dei proprietari era palese e a volte intimidatoria, ma questo non lo fermò mai. Furono decine i suoi interventi che portarono al rinvenimento di materiale di inestimabile valore, ora custodito presso il Museo Archeologico di Eboli e della Valle del Sele.
Non è questo il solo aspetto straordinario di quest’uomo umile, gentile e determinato: Marcello non ha tenuto gelosamente per sé né il suo sapere, né le sue scoperte, nè le sue intuizioni, né gli oggetti ritrovati, ma ha messo tutto ciò a disposizione di chiunque ne fosse interessato: dagli Archeologi della Soprintendenza ai Professori dell’Università di Parigi (che dialogavano alla pari con lui, autodidatta), ai bambini curiosi, agli studenti che dovevano fare una tesi di laurea, ai giornalisti in cerca di un bell’articolo, agli architetti ed ingegneri che studiavano il tessuto urbano, ai “Giovani della 285”, un gruppo di giovanissimi impiegati comunali, fra cui chi scrive, che, assunti nel 1980 presso il Comune, trovarono in Marcello un maestro e una guida ineguagliabile. La sua casa era sempre aperta a chiunque volesse ammirare i reperti, studiarli, fotografarli e, mentre l’ospite incantato ammirava quelle testimonianze del passato, dalla cucina arrivava un irresistibile aroma di caffè. Un attimo dopo ecco Margherita, l’amata moglie, arrivare con le tazzine fumanti e i dolcetti fatti in casa, testimonianza dell’ospitalità sacra agli antichi.
La sua morte ha lasciato un grande dolore in chi lo ha conosciuto ed amato; ma ci resta di lui il Museo Archeologico, nato a Eboli anche grazie ai riflettori che la sua instancabile ricerca (assieme a quella del “Circolo Spinelli” e dei suoi accoliti), aveva acceso sulla nostra città e alla fitta rete di relazioni messa a disposizione degli amministratori; restano i fondi a lui intitolati presso il Museo stesso e presso EBAD – l’Archivio Fotografico del Comune di Eboli. Resta nella passione e nell’impegno trasmessi alle innumerevoli persone di cui è stato maestro e amico, che hanno inondato il web di un cordoglio sincero e commosso alla notizia della sua morte.
Resta l’impegno di coloro che hanno avuto il privilegio della sua amicizia, di far sì che ciò che ci ha insegnato continui a vivere e a dare frutti.